Pagina:Tragedie, inni sacri e odi.djvu/434

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404 poesie non accolte dall’autore

     25Qual se Italia, al chiamar d’esti Anfioni,
     Fosse dei boschi e de le tane uscita.

Anzi, fatta da lor donna e reina
     La salutaro, o fosse frode o scherno:
     D’armi reina, io dico, e di consigli;
     30Essa che ai piè de la imperante inchina
     Stavasi, e fea di sue ricchezze eterno
     Censo agli estrani, e de gli estrani ai figli;
     Che regger si dovea con l’altrui cenno;
     Che ogni anno il suo tesoro
     35Su l’avara ponea lance di Brenno.
     È ver; tributo nol dicean costoro,
     Men turpe nome il vincitor foggiava.
     Ma che monta, per Dio! Terra che l’oro
     Porta, costretta, allo straniero, è schiava.

40E svelti i figli ai genitor dal fianco,
     E aprir loro le porte, ed esser padre
     Delitto, e quasi anco i sospir nocenti;
     E tratti in ceppi, e noverati a branco,
     Spinti ad offesa d’innocenti squadre
     45Con cui meglio starieno abbracciamenti.
     Oh giorni! oh campi che nomar non oso!
     Deh! per chi mai scorrea
     Quel sangue onde il terren vostro è fumoso?
     O madri orbate, o spose, a chi crescea
     50Nel sen custode ogni viril portato?
     Era tristezza esser feconde, e rea
     Novella il dirvi: un pargoletto è nato!

Nè gente or voglio cagionar dei mali
     Che lo stesso bevea calice d’ira,
     55Nè infonder tosco ne le piaghe aperte;
     Ma dico sol ch’è da pensar da quali
     Strette il perdono del Signor ne tira,
     Perchè sien maggior grazie a Lui riferte.
     Chè quando eran più l’onte aspre ed estreme,
     60E, al veder nostro, estinto