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manzoni e cavour 419

in Italia al cospetto di popolazioni indifferenti al trionfo dei nuovi conquistatori, diceva:

Il nuovo signore s’aggiunge all’antico,
L’un popolo e l’altro sul collo ci sta.


Il Manzoni veramente aveva scritto: «Col novo signore rimane l’antico; L’un popolo e l’altro sul collo vi sta»; ma la variante del conte di Cavour, non dovuta, credo, a una momentanea infedeltà di memoria, soprattutto quel «ci sta» sostituito al «vi sta», rendeva ancor più vigorosa, o meglio acconcia all’occasione, l’immagine.1

E del suo amore e della sua ammirazione Cavour anelava di mostrare al Manzoni, in nome del popolo italiano, «più oltre che lo fronde». Pel vecchio glorioso, a giorni tristi ne succedevano di più tristi. Gli amici fidati si diradavano: nel 1853, gli mancava Tommaso Grossi; nel 1855, egli era invocato al letto di morte di Antonio Rosmini2 . In questo anno medesimo, nel fiore degli anni, si spegneva in Siena, assistita dalla sorella Vittoria Giorgini, l’ultima delle sue figliuole, Matilde. Intanto, diventavan difficili anche le condizioni economiche della famiglia; e i più intimi s’accorgevano dei disagi e delle privazioni a cui l’uomo pudico e venerando era costretto ad assoggettarsi.

I crepacuori d’ogni genere fiaccarono quella fibra gagliarda, e nel 1857 tutta l’Italia trepidò per la salute del suo grande poeta. L’arciduca Massimiliano, che invano aveva cercato di fargli accettare un’alta onorificenza austriaca, si recò di persona alla casa di via Morone, ma non gli fu permesso di varcarne la soglia: lì dentro, in quel santuario d’i-

  1. Narrano che il D’Azeglio si facesse premura di far pervenire, di contrabbando, all’illustre suocero il fascicolo degli Atti parlamentari contenente quel discorso; e che il Manzoni inviasse a Cavour una sua carta da visita, con su scrittovi: «Benissimo». Questa carta il Conte ebbe sempre carissima; e fino al suo ultimo giorno fu vista nel suo gabinetto da lavoro, conficcata nella cornice d’un ritratto di Carlo Alberto che pendeva dalla parete dietro le sue spalle.
  2. Cfr. Mario Manfroni, L’ultima malattia di A. Rosmini, con lettore inedito di R. Bonghi e di A. Manzoni, Milano, 1910; o Carteggio fra A. Manzoni e A. Rosmini, raccolto e annotato da Giulio Bonola, Milano, Cogliati, 1900.