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Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu/135

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96 ESCHILO


Mai la gloria per l’uom povero al valor suo non s’agguaglia;
ma niun pregio ha l’opulenza, quando sia d’uomini scema.
Ora intatta è la ricchezza; ma per l’occhio il cuor mi trema:
occhio io dico della casa la presenza del Signore.
Poi che a ciò dunque gli eventi giunti son, nel mio timore
siate a me, fidi vegliardi Persïani, or consiglieri:
e i consigli vostri in tutto sian per me giusti e sinceri.
corifeo
Sappi bene, o mia Regina: qual parola od opra brami
che si compia, non la devi dir due volte. Tu ci chiami;
e per ciò che possiam noi — pronti siamo ai cenni tuoi.
atossa
Sempre, da quando il figliuol mio l’esercito
spinse, e partí, bramoso di distruggere
la Ionia terra, fra notturni sogni
vivo commista. E niun fu mai sí chiaro
come la scorsa notte. Or te lo narro.
Pareano innanzi a me giunger due femmine
in vesti adorne: un manto persïano
cingeva questa, e quella un manto dorico:
e di statura molto soverchiavano
le donne d’ora, e belle senza pecca,
e d’un sangue, sorelle. Ed abitavano
contrade avute in sorte: ellène questa,
barbare quella. Or, fra le due sorgeva,
pareami, una contesa. E il figliuol mio