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I PERSIANI 131

i monumenti ai Dèmoni, divelti
dalle radici, dalle basi, giacciono
spesso confusi. Tanto mal commisero;
e non minore è quello ch’ora soffrono,
ed altro ancor ne soffriranno; e tutto
non han calzato il sandalo dei guai9:
in parte han fuori il pie’: tanta poltiglia
sanguinolenta, di Platea la terra
cospargerà sotto la lancia dorica.
E visibili a ognun, sino alla terza
progenie, i muti acervi dei cadaveri
insegneranno che sconviene troppa
presonzione ai mortali. E tracotanza,
poiché fiorí, fruttifica una spiga
di sciagura, e una messe indi raccoglie
d’amaro pianto. Or voi, veduti i frutti
di queste opere vostre, ricordatevi
dell’Ellade e d’Atene; e alcuno piú,
la sorte sua tenendo a vil, non voglia
bramare il bene altrui, perdere il proprio.
A castigar l’eccesso di superbia,
Giove, sereno giudice, presiede.
Con i buoni consigli or lui, ch’à d’uopo
di far senno, ammonite, ond’ei desista
dalle troppo superbe offese ai Numi.
E tu, cara di Serse antica madre,
nella casa rientra, e, veste assunta
quale conviene, ad incontrare muovi
il tuo figliuolo: ché d’intorno a tutto
il corpo suo, van’lacerati i brani.