Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu/213

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174 ESCHILO

coro
Súbito parla, e súbito io la sappia.
eteocle
Taci! Non sbigottir gli amici, o misera!
coro
Taccio. Con gli altri il fato soffrirò.
eteocle
Piú che ogni altro tuo detto io questo ho caro.
E adesso, poi, dai simulacri spíccati,
e implora i Numi che agli amici arrida
la miglior sorte. E, uditi i voti miei,
leva il peana, l’ululo propizio,
il grido sacro d’Ellade, compagno
dei sacrifizî, che il terrore infesto
sperda, e coraggio negli amici infonda.
Ed io, frattanto, della patria ai Numi,
a quei che il piano e che la rocca e l’àgora
guardan custodi, e ai rivoli di Dirce5,
né pur taccio l’Ismeno, io qui prometto
che, se fortuna a noi sorrida, e salva
sia la città, molto sangue d’agnelli
tingerà l’are, e sgozzeremo tauri,
alzeremo trofei, d’infeste spoglie
prese in battaglia, intrecceremo serti
ai templi sacri. Tali preci ai Numi