Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) I.djvu/320

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PROMETEO LEGATO 281

corifea
Non ancor. Fa’ che in parte anch’io mi goda.
Prima il suo morbo a lei chiediamo, ed ella
gli sciagurati eventi suoi ci narri:
dei suoi travagli il resto oda da te.
prometeo
Questa grazia negare. Io, non potresti,
massime a suore di tuo padre. E lagrime
versar, levar per la tua sorte gemiti,
qui, dove alcuno, udendo il tuo racconto,
verserà pianto, non è vana pena.
io
Come opporvi rifiuto io non saprei;
e con chiara parola a voi dirò
tutto quanto da me saper bramate,
anche s’io piangerò, solo a narrare
la divina procella, e d’onde avvenne
che la mia prisca forma andò distrutta.
Nelle mie stanze verginali, entravano
visioni ogni notte, e m’esortavano
con soavi parole: «O beatissima
fanciulla, e perché mai tu resti nubile
sí lungo tempo, e aver potresti il gaudio
d’eccelse nozze? Ché di te, pel dardo
della brama, arde Giove, e coglier teco
vuole il piacer d’amore. E tu, fanciulla,