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8 | ESCHILO |
pure è amore, data da poco tempo, dalla presa di Troia. Il pretesto della gelosia riesce quasi ridicolo; e a dargli questo carattere contribuisce il ricordo di Crisèide: acqua piú che passata. Ma il carattere di Clitennestra ne riceve ancora una luce.
Altre due note dominanti sono la lussuria e la ferocia. Dell’una e dell’altra appaiono le tracce quasi in ogni sua parola. E occorre osservare come questi due tratti si fondano in lei, con mescolanza assai comune, e nota nei quadri della criminologia.
Descrive l’assassinio di Agamènnone, punto per punto, con orribile compiacenza. Sembra una iena che si avvoltoli tra i visceri della vittima sbranata. Ma le frasi con cui descrive lo spruzzo di sangue piombatole sopra, sembrano, nei vocaboli e nelle immagini, la evocazione d’una voluttà erotica:
- Cosí piombando, l’alma esala: fuori
- soffia una furia di sanguigna strage,
- e me colpisce con un negro scroscio
- di vermiglia rugiada, ond’io m’allegro,
- non men che per la pioggia alma di Giove,
- nei parti della spiga, il campo in fiore.
Ed esplicitamente esprime questa sua predilezione, che ora si direbbe sadica, a proposito dello scempio, compiuto anche da lei, di Cassandra, nei versi or ora letti:
- E quella, come un cigno,
- cantato l’ultimo ululo di morte,
- giace anch’essa, la putta; e aggiunge al letto
- dei miei piaceri un condimento nuovo.