Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/256

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LE EUMENIDI 253

ORESTE


O Palla, o tu che la mia stirpe hai salva,
tu la mia casa rendi a me, che privo
ero di patria. Ed or diranno gli Èlleni:
«Un uomo d’Argo, le paterne mura
abita ancora, pel favor di Pallade
e di Febo e di quei che tutto domina,
di Giove». Ei tutelò del padre mio
la sorte, e volle me salvo, e neglesse
queste, a vendetta di mia madre sorte.
Ed ora, io parto, e alla mia casa torno,
a questa terra e al popol tuo giurando
che mai, pei mille e mille anni venturi
uomo alcun che la mia terra governi
qui condurrà guerresco ordin di lance.
Ché io, dal fondo della tomba mia,
chi questo giuro mio trasgredirà,
colpirò con sciagura immedicabile,
e ogni via di sgomento, ed ogni tramite
gli sbarrerò di tristi augurî, ond’egli
dovrà desister dall’impresa. E dove
il mio giuro rispettino, ed a questa
città d’Atene aiuto in guerra prestino,
sarò benigno ai cittadini miei.
A te salute e al popolo d’Atene.