Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/70

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AGAMENNONE 67

giungere, e un altro, ad annunciare un male
870piú funesto, e di grida empir la casa.
Che se costui tante ferite avesse
sofferte, quante ne giungea la fama
sino alla reggia, sforacchiato crederlo
piú che una rete si dovea: se morto
875quante volte dicea la fama, fosse,
novello Gerïone, egli tre corpi
avria dovuto possedere, e tre
manti di terra già indossare, spento
in ciascuna sua forma. Onde, piú volte,
880per queste voci luttuose, i lacci
al collo mio già stretti, altri disciolse
a viva forza. - Ed è questa la causa
che non è qui, come dovrebbe, il figlio,
il pegno della mia, della tua fede,
885Oreste. Non meravigliare. Strofio
focese, affettuoso ospite, l’educa,
che mi predisse un mal duplice: il rischio
che tu correvi sotto Ilio; e che il popolo,
franto a tumulto ogni potere, al suolo
890rovesciasse il governo: usano gli uomini
su chi cadde vibrare ancora un calcio.
La mia discolpa non asconde frode. -
Inaridite in me son le precipiti
fonti del pianto, e piú stilla non v’è.
895Nelle insonni pupille impresso ho il danno:
ch’io piangevo per te, sempre aspettando
del fuoco il nunzio, e non giungea. Dai lievi
sogni, il susurro e il battito dell’ali