Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/88

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AGAMENNONE 85

maligno t’invasò
tanto, che tu cantassi questi funebri
inni di doglia e morte?
Trepido io miro alla futura sorte.
cassandra
1205Ora non piú come novella sposa
di sotto ai veli guarderà l’oracolo;
ma con impetuoso alito, contro
il sol che sorge lo vedrai lanciarsi,
sí che a guisa di flutto innalzerà
1210verso la luce una sciagura immane
piú assai che questa. Non per via d’enigmi
piú vi favellerò. Voi mi sarete
testimonî, se so con nari acute
correr su l’orme di misfatti antichi.
1215Mai questa casa non diserta un coro
concorde, e pure ingrato: che di bene
giammai non favellò. D’umano sangue
abbeverata, per piú ardire, sta
dentro la casa la selvaggia schiera
1220delle cognate Erinni, e niun la scaccia.
Entro i tetti annidate, un inno levano
per lo scempio primiero5; obbrobrio sputano
sopra il giaciglio del fratello, imprecano
a chi lo vïolò. M’inganno forse,
1225o, come destro arciero, il segno tocco?
Son cianciatrice che alle porte mèndica?
Confessa e giura fin d’ora, ch’io so
di questa casa le misfatte antiche.