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112 EURIPIDE

Né osava alcuno fare ingiuria al vecchio,
vedendo te: ché il fio pagato avrebbe.
Ma senza onore via dalla sua casa
sarà scacciato adesso il vecchio Cadmo,
che dei Tebani seminò la stirpe,
e ne raccolse peregrina messe.
Oh il piú diletto fra i mortali tutti,
ché morto ancor fra i piú diletti sei,
oh figlio mio, non piú con la tua mano
accarezzando questa guancia, il padre
della tua madre incontrerai per dirgli:
«Chi ti fa torto, chi ti nega onore?
Il cuore tuo chi affligge e turba, o vecchio?
Di’, ch’io punisca chi t’offese, o padre!».
Ora infelice io sono, e sventurato
sei tu, degna di pianto è la tua madre,
miseri i tuoi congiunti! Oh, se v’è alcuno
che disprezza i Celesti, a questa morte
riguardi, e creda che vi sono i Numi.
corifea
Cadmo, di te mi duol. Giusta la pena
pel tuo nipote fu, ma per te dura!
agave
O padre, vedi la sciagura mia!1

  1. A questo punto esiste nei codici una lacuna che l’industria filologica tentò di colmare in varie guise. Io qui mi attengo piú che altro,
    alla edizione del Wecklein. La lacuna è interrotta alle parole di Dioniso a Cadmo: in drago tu tramuterai tua forma.