Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/317

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prendo, e lo reco quale offerta al Nume,
ch’io non vi trovi ciò che non desidero.
Che se la madre mia si trova ad essere
qualche fantesca, ritrovar la madre
è peggio che lasciar tutto in silenzio.
Si avvia per entrare nel tempio; ma quasi súbito si arresta.

Ma no, che faccio? Al buon voler del Nume
cosí contrasto, che serbar mi volle
i contrassegni della madre? Io debbo
farmi cuore, ed aprirli: e già, non posso
sfuggire al fato. O sacre bende, o lacci
ch’ogni mio ben custodivate, a che
vi celarono a me? L’arte vedete
del rotondo cestello, e come illeso
fu da vecchiezza, per voler divino,
né sugl’intrecci vedi muffa. E tempo
che il mio tesoro custodisce è molto.
Apre il cestello, e comincia a trarne il contenuto.

creusa

Oh, qual vista inattesa a me si scopre!

ione

Taci: di troppo anche già pria mi fosti.

creusa

Non consente il tacer ciò che m’avviene!
Non consigliarmi: ché il cestello io scorgo,