Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/122

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ERCOLE 119

troppo, che nulla ho piú, tranne la voce,
poiché vanita è la mia forza antica,
e son le membra per vecchiaia tremule,
spenta è la forza. Se ancor fossi giovine,
e signor delle mie forze, la lancia
impugnerei, cospergerei di sangue
le bionde chiome di costui, sicché
volgere a fuga oltre i confini atlantici
dovesse, per timor della mia cuspide.
coro
Vero non è che buone mosse al dire,
pur se tardi a parlare, i prodi trovano?
lico
Parla, tu, contro me parole accumula:
a fatti il male io renderti saprò.
Presto, a le valli d’Elicona alcuni
muovano, ed altri a quelle del Parnaso,
e ai boscaiuoli ordine dian che taglino
ceppi di quercia; e poi che alla città
saranno addotti, fatene catasta
dintorno all’ara, appiccatevi il fuoco,
e tutti insieme i loro corpi v’ardano;
e imparino cosí che in questa terra
non regna il morto, e ch’io ne son signore.
O vecchi, e voi che v’opponete ai miei
divisamenti, non per la progenie
d’Ercole sol, ma per la casa vostra
dovrete lagrimar, quando sovr’essa