Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/127

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124 EURIPIDE

megara
O figli, entrate con la madre misera
nella casa paterna. Altri or ne invade
le sostanze; ma il nome ancora è nostro.
Entra coi figli.
anfitrione
Invano dunque, o Giove, fu, che al talamo
mio t’avessi compagno, invan partecipe
ti chiamai di mio figlio: amico meno
che non pensassi m’eri tu. Mortale
io sono; eppur la mia virtú piú grande
è della tua, possente Nume: i figli
d’Ercole io non tradisco. Invece tu
furtivamente intruderti sapesti
nel letto altrui, la donna altrui rubare,
senza diritto averne alcuno; e salvi
far gli amici non sai. Privo tu sei
d’ogni saggezza, o ingiusto, o Nume, sei.