Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/13

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10 EURIPIDE

          Un tale duce eleggere bisogna
          che nei perigli è valoroso, e aborre
          il vulgo senza fren, che, quando prospera
          volge la sorte, per brama d’ascendere
          ai sommi gradi della scala, strugge
          anche quel bene onde gioir poteva.

Mi sembra proprio che non ci sia da rimaner perplessi: qui si stigmatizza Cleone, che, qualche anno prima, nell’assemblea del popolo, aveva fatta la proposta che si sterminassero tutti i Mitilesi: proposta, che, accettata in un primo momento, fu poi revocata, a minor disdoro d’Atene e dell’umanità.

Ma non in questo antidemagogismo si esaurisce l’atteggiamento politico di Euripide nelle Supplici. In piú luoghi del dramma, per bocca di questo o quel personaggio, lo sentiamo far professione di pacifismo. «O miseri uomini» — dice Adrasto —

          perché l’armi impugnate, e gli uni agli altri
          morte infliggete? Or desistete, bastino
          questi travagli, e le città reggete
          in pace, e pace abbiano gli altri.

E altrove:

          E voi, città, che i vostri guai potreste
          con le parole superare, e invece
          non le parole, ma le stragi usate
          a sciogliere i contrasti.

E l’araldo tebano afferma che

          alle Muse la pace è dilettissima,
          odïosa alle Furie, e l’opulenza