Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/158

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ERCOLE 155

non è di fama, né sopra la terra
né fra i Celesti. Incivilendo impervie
terre, e selvaggi mari, egli da solo
rialzò l’are degli Dei, cadute
sotto le mani d’empie genti. Ora io
male sí grande non t’esorto a compiere.
iride
Alle mie trame, alle trame d’Era, apporre non ti piaccia.
furia
Io t’avvio sul buon sentiero: ché tu sei su mala traccia.
iride
Era qui non m’ha mandata per udir sagge parole.
furia
Devo far ciò ch’io non bramo: testimonio invoco il Sole.
Pur, se devo, come segue cacciatore il suo segugio,
l’orme tue premere a furia, l’orme d’Era, senza indugio
vado; e tanto impetuoso non vedrai di mare flutto,
né tremuoto, né di folgore scintillio, segno di lutto,
come io l’anima, correndo, presto avrò d’Ercole invasa.
Farò sí che il tetto crolli, che su lui piombi la casa.
Prima ai figli darò morte; e poi ch’egli uccisi li abbia,
non ne avrà sentore, prima che lo lasci la mia rabbia.
Vedi, ve’, già per entrare nella lizza, il capo scuote,