Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/238

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nella tua vita superano i mali,
poi che mortale sei, felice ancora
esser potresti. O figlia mia, desisti
dai funerei pensieri e dagli oltraggi:
ché i Numi oltraggi, se presumi d’essere
da piú di loro. Fatti cuore, ed ama.
Un Dio lo volle. E poi che sei malata,
d’alleggerire il morbo tuo procura.
Incantesimi sono, e son parole
che leniscono il duolo: un qualche farmaco
si troverà di questo morbo: gli uomini
lo troverebber tardi assai, qualora
prive noi donne di scaltrezza fossimo.

corifea

Quanto dice costei, meglio conviene
al tuo caso presente; eppure, o Fedra,
le tue parole approvo; e la mia lode
è per te piú sgradita, è piú dogliosa
delle parole che costei ti volge.

fedra

Ecco che cosa le città degli uomini
popolose distrugge, e le famiglie:
il troppo ornato favellar: ché quello
dir non conviene che le orecchie molce,
ma quello onde s’acquista egregia fama.

nutrice

A che discorsi tanto eccelsi? Tu
non hai bisogno di parole belle;