Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/251

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io mai non sarò sazio, anche se dicono
che mi ripeto sempre: anch’esse, dico,
sono sempre perverse. O le ammaestri
alcuno ad esser sagge, o sia concesso
a me, che sempre contro esse mi scagli.
Parte.

fedra

Antistrofe
Ahi, triste sorte misera
della donnesca vita!
Quali arti usar, che dir, poiché di sciogliere
questo nodo ogni speme è omai vanita?

coro

Su me piombò giustizia.
O terra, o luce, ove fuggir lo spasimo?
Come, o diletta, il mio cordoglio ascondere?
Qual dei Celesti mai, quale degli uomini
assistermi vorrà? Di mia nequizia
complice farsi chi vorrà? La doglia
che la mia vita affligge, è troppo dura:
piú che ogni donna me preme sventura.

coro

Ahi, ahi, tutto è perduto, e vane furono
di tua ministra l’arti: or tutto è male.