Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/253

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fedra

È giusto questo, soddisfar mi può,
che m’hai ferito a morte e ne convieni?

nutrice

Troppo si ciancia. Io non fui saggia. Eppure
c’è modo ancora di salvezza, o figlia.

fedra

Taci, piú non parlar: tristi già furono
i tuoi primi consigli, e mano desti
a un’opera funesta. Adesso vattene,
e pensa alla tua sorte: alla mia, bene
provvederò da me. Voi, di Trezène
bennate figlie, a me che ve ne prego
questo accordate: sopra quanto udiste
qui, distendete del silenzio il velo.

corifea

Dei mali tuoi, lo giuro per Artèmide
figlia di Giove, io nulla svelerò.

fedra

Te ne ringrazio. Ora, io, solo un rimedio,
con la mente scrutando, ho ritrovato