Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/254

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IPPOLITO 251

per la sciagura mia, tal, che onorata
dei miei figli la vita io renderò,
ed io dal male ove caduta sono
avrò sollievo. Mai non macchierò
la progenie di Creta; e non andrò,
dopo vituperosi atti, al cospetto
di Tesèo, per salvar sola una vita.

corifea

T’accingi forse a un male irrimediabile?

fedra

A morire. Ma come, avviserò.

corifea

Non dir tristi parole!

fedra

                                   E tu non darmi
tristi consigli: ch’io, la vita mia
oggi lasciando, farò lieta Cípride
che mi distrugge. Da un amore amaro
vinta sarò; ma la mia morte un male
per altri anche sarà, ché dei miei mali
non vada altero; ma, partecipando
questo morbo, a far senno apprenderà.
Si fa ricondurre entro la reggia.