Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/38

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LE SUPPLICI 35

abbi pietà di me, che supplice giungo, errabonda,
pei figli miei levando querele e funerëe nenie.
Deh, non lasciare, o figlio, ti prego, che senza sepolcro
giovani pari a te negli anni, ludibrio alle fiere
restino nella terra di Cadmo. Bagnato di pianto
questo mio figlio vedi. Prostrata dinanzi ti cado
cosí, perché tu faccia che ottengan sepolcro i miei figli.
Etra piange e si cuopre il viso, per nascondere le lagrime.
teseo
Madre, perché con quei leggeri veli
nascondi il viso, e piangi? Ti commuovono
le lor misere grida? Un turbamento
anch’io sento nel cuore. Il capo bianco
solleva, non versar lagrime, quando
di Dèo sull’ara2 veneranda siedi.
etra
Ahimè!
teseo
               Non gemer tu pei loro affanni.
etra
Misere!
teseo
               Il loro mal tu non partecipi.