Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) III.djvu/59

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coro
Or, come a Giove un trofeo tale il figlio
d’Egèo levò, con gli alleati? Tu
ch’eri presente, chi non c’era allegra.
messaggero
Del sole i raggi scintillanti, indizi
certi dell’ora, già colpían la terra;
ed io, sovra una torre eccelsa, presso
le porte Elettre, asceso ero, e miravo.
E tre falangi a guerra armate io vidi.
In alto, sino al poggio Ismenio, come
lo udii chiamare, si stendeva tutta
la schiera degli opliti: all’ala destra,
lo stesso re, d’Egèo l’illustre figlio,
e intorno a lui, gli abitatori antichi
della terra cecropia. Ed i Paralî7,
di lance armati, presso il fonte d’Are.
Stavano i cavalieri ai lati estremi
schierati, uguali in numero; ed i carri,
d’Anfíone presso al venerando tumulo.
L’esercito di Cadmo era schierato
dinanzi ai valli, i cavalieri contro
i cavalieri, e i carri contro i carri.
E disse a tutti di Tesèo l’araldo:
«Tacete, o genti! O schiere dei Cadmèi,
udite: noi per dar sepolcro ai morti
venimmo qui, perché rispetto avesse
una legge comune a tutti gli Èlleni,
non per brama di strage.» E nulla a questi