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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/119

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116 EURIPIDE

perché i Dànai potessero navigar, tu lieto n’eri,
e la figlia d’immolare promettesti, e volentieri
dir facesti alla tua sposa — e non già per forza, questo
non puoi dirlo — che tua figlia qui mandasse col pretesto
che sposar dovesse Achille. Ora, invece, non vuoi piú,
e t’ho còlto a scriver questa nuova lettera, che tu
mai dar morte alla tua figlia non potresti. E sia. La stessa
aura, ch’or noi respiriamo, quella udí la tua promessa.
Ciò, del resto, a mille avviene, che al poter la voglia han pronta,
e faticano, e poi devono rinunciare con grave onta:
per follia talor di popolo; a ragione poi, quand’essi
inadatti alla tutela son dei pubblici interessi.
Ma per l’Ellade è il gran cruccio mio, che mentre si periglia
a un’impresa glorïosa, per tua colpa e di tua figlia
deve un barbaro da nulla tollerar che di lei rida.
Non conviene pel valore solo sceglier chi sia guida
allo stato ed all’esercito. Chi del senno ebbe la luce
quello può condurre eserciti, dello Stato quello è duce.

coro

O triste cosa, se i fratelli vengono
a contrasto, ed ingiurie aspre si scagliano.

agamennone

Rampognarti, e sia con garbo, devo anch’io; ma sarò breve,
senza prenderla dall’alto, senza boria, come deve
un fratello col fratello: perché piace a un uom dabbene
mantenere il suo decoro. Dimmi un po’, da che proviene
questa tua furia terribile? Forse c’è chi ti soverchi?