Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/287

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284 EURIPIDE

la nostra fuga. Egregia cosa, quando
trovi un labbro fedele. Or tre persone
strette di grande amor, preme una sola
sorte, vedete — o ritornare in patria
oppur morire. E s’io mi salverò,
comune avrai con me la sorte, in Ellade
salva ti condurrò. Per la tua destra
ora te prego, e te per la tua gota,
per le ginocchia te, pel padre, per la
madre rimasta in casa, e per i figli,
voi che ne avete. Che dite? Parlate.
Chi accetta? Chi rifiuta? Rispondetemi
presto: ché se negate il vostro assenso,
io son perduta, e il mio fratello misero.

coro

O signora, fa’ cuor, pensa a salvarti:
per me nulla dirò — lo sappia il sommo
Giove, di quello che a tacer m’inviti.

ifigenia

Grazie; ed a voi sorrida ognor fortuna.
Si rivolge ad Oreste e Pilade.

Or tu e tu nel santuario entrate,
ché qui fra poco il re di questa terra,
a chiedere verrà se fu compiuto
Il sacrificio dei foresti. — O Artèmide,
tu che del padre dalla man crudele
già mi salvasti negli anfratti d’Àulide,