Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/6

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Dice il Patin che Gli Eraclidi sono un’opera di valore, e troppo poco apprezzata dalla critica. «Ci seducono in essa — dice — l’ingenua espressione eloquente dei costumi e delle passioni».

E davvero, non si vuole respingere questo elogio cosí generico, e, in conclusione, cosí anodino: però, con tutta la sicurezza consentita in fatto di valutazione artistica, si può affermare che sono il dramma piú debole d’Euripide.

Per cominciare, è quasi per intero intessuto di reminiscenze. Da tutti i critici furono rilevati, e, d’altronde saltano evidenti anche all’occhio meno critico, i doppioni con drammi dello stesso Euripide e degli altri due grandi drammaturghi.

Per ricordare i principalissimi, la scena finale de Le Supplici d’Eschilo corrisponde a quella che apre Gli Eraclidi, l’araldo egiziano al posto di Copreo, Danao a quello di Iolao, Pelasgo a quello di Demofonte.

E venendo al teatro d’Euripide, facilmente si stabiliscono i seguenti paralleli, che per brevità accenno schematicamente.

Supplici. — I due drammi sono proprio gittati nella stessa forma: c’è una combinazione quasi identica di personaggi, di situazioni e di quadri.