Strofe II
Invano, dunque, molle incedendo fra gli aurei calici,
di Laomedonte progenie,
colmi le coppe di Giove, ufficio su ogni altro bellissimo.
Ma la tua patria le fiamme divorano;
e le spiagge del pelago
echeggian, quasi aligeri
che su gl’implumi strepono.
Queste gli sposi, i figli altre, le vecchie
madri altre ancora piangono.
I tuoi lavacri roridi,
le palestre e le rapide
lizze non sono piú. Ma presso al soglio
di Giove, il viso tuo sereno, amabile,
brilla di grazie colmo; ma struggon le cuspidi
degli Ellèni la terra di Priamo.
Antistrofe II
O Amore, Amore! — Spirando un giorno nel cuore ai Superi,
giungesti alle case di Dàrdano.
Deh, come allora esaltare tu Ilio sapesti, a che vertici,
quando fra i Numi e lei stringesti un vincolo!
Taccio di Giove il biasimo.
Ma con luce funerea
Aurora, cara agli uomini
dall’ali bianche, oggi mirò di Pergamo
la terra e lo sterminio.
Eppur, quivi ebbe origine
lo sposo del suo talamo
padre ai suoi figli. Lo rapí tra i sideri
l’aurea quadriga. E fu per la sua patria
grande speranza; ma furono sperse di Troia
le lusinghe che i Numi allettarono.