Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/176

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ORESTE 173

ch’esso dovea, poiché spento Agamènnone
fu dalla figlia mia, colpito al capo —
turpissimo delitto, io non lo nego —
alla madre dovea la giusta pena
dell’omicidio infliggere, chiamandola
ai giudici dinanzi, e discacciandola
via dalla casa: allor nella sventura
saggio sarebbe stato, allora pio,
ossequente alle leggi: or colla stessa
fatale sorte della madre cadde.
Fu giusto ch’ei la reputasse trista,
ma piú tristo egli fu quando l'uccise.
Questa domanda, o Menelao, ti faccio:
se a costui la sua sposa or desse morte,
e il suo figlio alla madre, a vendicarlo,
ed il figlio del figlio ancor punisse
sangue con sangue: e dove allora un limite
dei mali esisterebbe? I prodi antichi
ben saggiamente questa legge posero,
che chi le mani lorde abbia di sangue,
al cospetto degli uomini non venga,
né commercio con loro abbia, o il misfatto
andando esule espii: non che s’uccida.
Se no, sempre sarebbe uno rimasto
di morte reo: quei che le mani avesse
ultimo insanguinate. Ed io detesto
l’empie femmine, e prima la mia figlia,
che die’ morte allo sposo: e la tua sposa
Elena non approvo, e non vorrei
volgerle la parola; e non t'invidio
che andato sei per una trista femmina
al pian di Troia; ma per quanto io posso,
quella legge difendo onde tale uso