Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/183

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Gli Elleni tutti sanno che tu ami
la sposa tua. Non per piaggiarti or parlo,
né per volermi insinuare: in nome
suo ti scongiuro. — Ahimè, quanto m’abbasso,
eppur mi debbo umilïar: ch’io prego
per la mia casa tutta. O di mio padre
fratello, o zio, sovra il tuo capo immagina
che svolazzi la morta anima, e dica
ciò ch’io dico: fra strazi ululi e lagrime
parlai, ti chiesi la salvezza: cerco
quello che tutti e non io solo cercano.

corifea

E anch’io, sebbene son donna, ti prego
che i miseri soccorra; e tu lo puoi.

menelao

La tua persona, Oreste, onoro, e voglio
teco soffrire i mali tuoi: ché quando
ci dà la forza un Nume, allor conviene
partecipare i guai dei consanguinei,
morendo, e morte ai lor nemici dando.
Ma la forza i Celesti or non m’accordano:
ch’io son qui senza compagnia d’armati,
poscia ch’errai fra mille pene e mille,
con poca scorta d’amici superstiti.
Argo Pelasgo sopraffar pugnando,
non lo potremmo: se possibil fosse
con le blande parole... a tale speme
voglio appigliarmi: ché con forze piccole
le grandi sopraffar, chi mai potrebbe?