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204 EURIPIDE

I mali s’avvicendano
l'uno su l’altro; e dal principio al termine
mai non rimane umana sorte stabile.

Epodo
Deh, potessi alla roccia
giunger, che in mezzo fra la terra e l’ètere,
dall’Olimpo precipite,
si libra, appesa ad auree
catene, e sempre la mulina un vortice,
sí ch’io levar potessi il grido lugubre
al padre antico, a Tàntalo,
onde il germine il germine
ebbero i padri della mia progenie,
che la sciagura seppero,
quando spinse, in quadruplice
schiera aggiogato, dei corsieri l’impeto,
lunghesso il mare, Pèlope,
e la salma di Mírtilo
precipitò nell’estuar del pelago,
volgendo il cocchio alla gerestia spiaggia,
dove del mare in candide
spume si frange il vortice.
Sopra la mia prosapia
quindi provenne un esecrato augurio,
quando tra i greggi un parto nacque — ed opera
fu del figliuol di Maia,
quando nacque la pecora
dal vello aureo, prodigio
fatai, fatale per Atrèo, pel principe
di cavalli signore. Indi l’orribile
contesa, che mutar fece all’aligero