Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/32

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ELETTRA 29

Ahimè, ahimè!
Fratello tapino, in qual casa,
in quale città sarai servo,
poi che tu nella reggia dei padri
lasciasti, al destino acerbissimo,
la suora tua misera?
Deh, giungi a salvarmi da questi
travagli! E tu, Giove, tu, Giove,
fa’ sí che lo scempio egli vendichi
efferato del padre. Oh, qui spingi
l’errante suo piede!

Su, leva, leva la tua funesta
canzone, l’ululo solito desta.

Strofe II

Giú questa brocca dal capo deponi,
ché i lai notturni per mio padre intoni
al sorger dell’Aurora.
D’Ade la querimonia,
d’Ade l’inno funereo,
o padre, a te sotto la terra vola:
io lo ripeto ognora,
giorno per giorno, solcando con l’unghia
la tenera gola,
le man’ picchiando alla rasa mia testa,
padre mio, per la tua fine funesta.

Ahi, ahi, la fronte lacera!
Come lunghessi i vortici
d’un fiume, il cigno chiama con le querule
armoniche melodi
Il padre suo carissimo
che d’una rete giacque