Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/104

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ELENA 101

nell’altro, come nel Menelao dell’Elena e nello Xuto dello Ione, appare, tratteggiato magnificamente, il tipo del marito babbeo, ingannato e soddisfatto, che figurerà poi infinite volte nel teatro comico, sino alle recenti e recentissime incarnazioni di George Dandin e di Boubourouche.

Inutile soffermarci sulle altre figure. Teonoe è tanto piena di nobiltà e di solennità quanto priva di caratteristici attributi scenici. Paludamento magnifico, e volto senza espressione, non riesce a provocare, non dico la simpatia, di cui l'ha pur voluta circonfondere il poeta, ma neppure il nostro interesse. E un’ombra di comicità si stende anche su lei, quando essa dice: farò di tutto per rimaner sempre vergine. Si suole espungere questo verso. Sarà. Ma sa d’Euripide un miglio distante.

E cosí, non meritano troppa considerazione, né Teucro, semplice manichino, che serve al poeta per sostenere una scena di preparazione nella quale prenda in qualche modo vita e rilievo ciò che nel prologo Elena ha semplicemente narrato, né l’ancella di Teoclimeno, semplice macchietta, sebbene non destituita di qualche vivacità.

L’intreccio è quello medesimo della Ifigenia in Aulide. E abbiamo veduto (Euripide, IV, pag. 203 sg.), che, secondo ogni probabilità, l’Ifigenia diede il modello all’Elena.

Però, come dissi, l’intreccio che nella Ifigenia è appena proposto, qui è sagacemente svolto. Da questo lato, l’Elena appare veramente egregia.

La scena di Teucro è un’abile e convincente preparazione ed esposizione di antefatti. Quella fra Menelao e l'ancella di Teoclimeno, serve anch’essa a graduare l’azione, preparando l’incontro fra Menelao ed Elena. Poi, quando si sono incontrati, Menelao, pur riconoscendo che la donna è in tutto simile