Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/149

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in questa casa volge, ond’è turbata
tutta le reggia: in tristo punto arrivi;
e se il padrone qui ti coglie, il tuo
dono ospital sarà la morte. Ch’io
son benevola ai Greci, anche se amari,
per timor del sovrano, i detti furono.

menelao

Che dico? Che dirò? Tristi sciagure
queste ch’ora, oltre le trascorse, ascolto,
se giungo qui, conducendo la sposa
presa a Troia, e nell’antro or custodita,
e un’altra donna, ch’ha lo stesso nome
della mia sposa, in questa casa alberga.
Disse che figlia ella è di Giove. O forse
sulle rive nel Nilo un uomo c’è
ch’abbia il nome di Giove? In Cielo c’è
un solo Giove. E dove un’altra Sparta
c’è sulla terra, se non dove corrono
d’Eurota i rivi fra i canneti belli?
È di Tíndaro il nome unico anch’esso;
ed altra terra v’è, che Lacedèmone
si chiami o Sparta? Io che mi dir non so.
Nell’ampia terra, a quanto pare, han molte
donne e molte città lo stesso nome.
Stupir di nulla non bisogna; e in fuga
mettermi non potrà lo spauracchio
d’una fantesca. Uomo non v’è sí barbaro,
che, all’udire il mio nome, un po’ di cibo
rifiuti a me: di Troia il fuoco è celebre,
ed io quel Menelao son che l’accese,