Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/221

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218 EURIPIDE


araldo

Per mare Menelao via la condusse,
che ad annunciar la propria morte giunse.

teoclimeno

Ahi fieri detti! E qual naviglio mai
la rapí? Narri fatti inverosimili!

araldo

È presto detto: quel ch’ebbe da te
lo stranïero; e tuoi nocchieri v’erano.

teoclimeno

Come? Saper lo vo’. Non posso credere
che un uomo sol tanti nocchieri uccidere
possa, quanti eran quei che teco mossero.

araldo

Poiché, lasciata questa reggia, al mare
mosse di Giove la figliuola, ad arte
stanco traendo il molle pie’, gemeva
lo sposo, al fianco suo vivo, e non morto.
E poi che giunti fummo entro il recinto
dei tuoi cantieri, in mar traemmo un legno
di Fenicia, che avea cinquanta banchi,
cinquanta remi, e intatto era dall’onde.
E un’opra all’altra succedea: chi l’albero,