Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/24

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ANDROMACA 21

poi, che solo mi resta, a un’altra casa
io di nascosto lo mandai, temendo
ch’ei non morisse: ché lontano è l’uomo
che gli die’ vita, e non vicino a me,
per aiutarmi o dar soccorso al figlio:
a Delfo è andato, per pagar la pena
al Nume ambiguo della sua follia,
ond’egli un giorno, a Pito venne, e a Febo
giustizia chiese di suo padre ucciso.
Tentare vuol se dei passati falli
vènia chiedendo, il Nume avrà benevolo.

Dalla reggia esce un’ancella.

ancella

Signora mia — con tal nome io non èvito
di chiamarti, dacché nella tua casa
mio dovere credei farlo, nei giorni
che il pian di Troia abitavamo, e a te
ero devota, e al tuo sposo ancor vivo,
notizie strane io qui ti reco. E temo
che alcun lo sappia dei signori; eppure
di te mi vince pïetà: ché gravi
disegni contro te Menelao mèdita,
con la sua figlia; e tu devi guardartene.

andromaca

Schiava, compagna mia, ché schiava or sei
con me, che fui regina, ed or son misera,
che voglion fare? E che novelle trame
tessono, o me tapina, per uccidermi?