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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/261

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258 EURIPIDE

Ellèni e Frigi ad incontrarsi spinsero,
e tante stragi oprarono, perché
libera fosse dall’uman rigurgito
opprimente, la terra. Ecco per Elena.
Oreste, e tu di questa terra i limiti
varcare devi, ed abitar, pel volgere
d’un anno, il suol parrasio; e dall’esilio
tuo, nome avrà per gli Arcadi e gli Azàni,
sarà detto Orestèo. Di qui partito,
alla città muovi d’Atena, dove
renderai conto del materno scempio
alle tre Furie. E ti daran, sul colle
di Marte8 i Numi, della causa giudici,
piissima sentenza, onde uscirai
vittorïoso. E quella a cui la spada
vibri contro la gola, Ermíone, è fato
che tu la sposi, Oreste. E se alcun reputa
che debba sposa averla Neottòlemo,
mai sposa non l'avrà: ch’è suo destino
venire a me, per chiedere vendetta
del padre Achille, e qui, spento da delfica
spada, cadere. E a Pilade, le nozze
di tua sorella, come a lui promessa
già ne facesti, accorda; e l’uno e l’altra
vivranno, d'ora in poi, prospera vita.
E tu lascia che in Argo Oreste imperi,
e a Sparta, o Menelao, récati, e regna
su la terra che in dote a te recò
la sposa tua, che in mille pene ognora
ti strinse. Ed io, per favorire Oreste,
la città d’Argo a lui concilierò:
ch’io lo costrinsi a uccidere sua madre.