Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/58

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199-222 AIACE 31

Se poi, con ladri accenti
200ti colpîr di calunnia i sommi principi,
oppure il germe del ribaldo Sísifo5,
esci, orsú, dalla tua marina tenda,
pria che vigore la calunnia prenda.

Epodo
Sorgi, su dunque, dal luogo,
205dove, confitto restando nei lunghi contrasti,
una sciagura eccitasti
che levasi al ciel come un rogo.
Ché dei nemici l’oltraggio,
senza piú freno si spande
210lunghesse le valli, ed il vento
lo accresce, fra un murmure grande
di tutte le lingue acerbissime;
e pieno è il cuor mio di tormento.
Dalla tenda esce Tecmessa.
tecmessa
Della nave d’Aiace o ministri,
215dei terrigeni Erèttidi o stirpi,
dobbiam gemere, noi che abbiam cura
della casa d’Aiace: ché lungi
è l’eroe dalle valide spalle,
il gigante, il terribile, e giace
220nella furia di torba procella.
coro
Qual travaglio recò questa notte,
dopo quello del giorno? O del Frigio