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e me crucciava, ch’ero in senno. Or, ch’ebbe
tregua il suo morbo, e trae franco il respiro,
egli fra tristi ambasce tutto s’agita,
e non meno di prima io sono oppressa.
V'era un sol male: ed ora, non è duplice?
coro
Convengo teco; e temo che del Nume
sia questo un colpo. E come no, se uscito
egli è dal morbo, e pur non se ne allegra?
tecmessa
Sappi che tutto è pur com’io ti narro.
coro
Come il male su lui l’ali batté?
Narra, ché teco il dolor tuo si soffra.
tecmessa
Tutto, poiché la sorte mia partecipi,
saprai. Nel cuore della notte, quando
piú non ardean del campo i fuochi, Aiace,
stretta la spada a doppio taglio, mosse
ad una sua vana sortita. Ed io
lo rampogno, e gli dico: «A che t’accingi,
Aiace? E perché mai, se tu d’araldi
non ricevesti invito, e non udisti