Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/64

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squillo di tromba, a uscir t’accingi? Adesso
dorme tutto l’esercito». Ed ei, brevi
parole a me, le solite, rispose:
«Donna, reca il tacer pregio alle donne».
Io ben l’intesi, e tacqui. Ed ei, soletto,
fuor si lanciò. Né ciò che fuori ei fece
dire ti posso; ma tornò, recando
legati insieme, e tori, e selvaggina
cornuta, e cani da pastore. E il capo
troncava agli uni, e, il capo su levandone,
sgozzava questi, e in due squarciava, e, stretti
gli altri nei ceppi, li sconciava, come
uomini fossero; e infiería sui greggi.
Fuor dalla tenda6 infin balzò, parole
con un’ombra scambiò, contro gli Atridi
improperî scagliando, e contro Ulisse.
E molto sghignazzò della vendetta
grande compiuta contro loro. E poi,
fu, con un balzo ancor, dentro la tenda;
e, dopo lungo tempo, il senno a stento
recuperò. E come vide piena
di sterminio la tenda, alto gridò,
si percosse la testa, e sopra i resti
delle greggi sgozzate si gittò,
e vi restò, ghermendosi i capelli,
strappandoli con l’unghie. E quivi stette
senza parola, lungo tempo. E, infine,
a me lanciò terribili minacce,
se tutto quanto era seguíto, a lui
non ridicessi; e in che frangenti or fosse
anche chiedeva. Ed io, temendo, amici,
per quanto fatto aveva già, gli dissi
tutto ciò che sapevo. Ed egli, un ululo