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38 SOFOCLE 335-355

luttuoso mandò súbito, quale
mai dal suo labbro udito io non avevo:
ché lagni tali, ei sempre reputò
degni d’un uomo tristo e pusillanime;
ma, senza mai levare acuti gemiti,
con un muglio di toro ei si lagnava.
In questa trista sorte ora giacendo,
senza cibo egli sta, senza bevanda,
là dove giacque, immoto in mezzo ai greggi
che col ferro egli uccise. Ed è ben chiaro
che qualche male egli vagheggia: tali
le sue parole, e tali sono i gemiti.
Amici, or voi, se lo potete, entrate
e recate soccorso: a questo io giunsi.
Gli amici come voi, parlando vincono.
coro
Figlia di Teleutànte, orrori parli,
se dici che pei mali esso delira.
Dall’interno si odono i gemiti di Aiace.
aiace
Ahimè, ahimè!
tecmessa
Ed il peggio verrà presto, mi credo.
Non udite che grida Aiace innalza?
aiace
Ahimè, ahimè!