Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/70

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tecmessa
Se questo invochi, invoca anche per me
la morte: a che vivrei, priva di te?
aiace

Strofe III
O tu mia luce, o tenebra,
Èrebo che per me sei fulgidissimo,
ospite ricevetemi,
ricevetemi, ch’io fissar non merito
sovra i Celesti il ciglio, e non sugli uomini:
tanto sono io disutile.
Ché la figlia pugnace
di Giove, a vituperio
vuole or distrutto Aiace.
Di fuga quale via
mi s’apre, o qual ricovero,
se qui mi trovo in mezzo a tanto scempio,
se preda son di selvaggia follia.
se tutto il campo e l’uno e l’altro re
s’avventerà su me?
tecmessa
Misera me, quando parlare s’ode
come pria d’or mai non parlava, un prode!
aiace

Antistrofe III
O rumorosi tramiti
del mar, caverne e selve della spiaggia,