Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/178

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808-837 EDIPO A COLONO 175

E tu, pei Numi patri, Edipo, ascoltami,
nascondila, con me volenteroso
810torna alla tua città, torna alla casa
dei padri tuoi. Questa città saluta
con cuore amico: essa n’è degna; eppure
maggior giustizia sembrerà, se veneri
la patria, che ti fu prima nutrice.
edipo
815O temerario, che tramuti in frode
variopinta ogni argomento onesto
,
perché fai questa prova, e nuovamente
trarmi fra i lacci vuoi, dove io, caduto,
dovrei dolermi? Un di, quando piú fiero
820mi crucciava il mio morbo, e andar fuggiasco
confortato m’avrebbe, io te lo chiesi,
e tu la grazia mi negasti: quando
sazio poi fui del mio corruccio, e dolce
piú m’era in patria rimanere, allora
825non ti fu caro essere a me parente:
ora che. infine, a me questa città
propizia vedi, e i cittadini tutti,
mi vuoi strappare, e dure cose dici
con blandi accenti. Eppur, che gioia è amare
830chi rifiuta l’amor? Come se, quando
per aver checchessia tu altrui lusinghi,
quegli non te la dà, né ti soccorre;
e allor che, poi, sazïetà di quanto
bramavi, t’empie il cuor, te l’offre, quando
835grata la grazia piú non t’è. Vorresti
piacer sí caro eleggere? Eppur, tale
è quello che tu m’offri ora: a parole