Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/179

Da Wikisource.
176 SOFOCLE 838-862

dolce, e di fatto amaro. Ed anche a questi
parlare io vo’, mostrar quanto sei tristo.
840Tu sei qui giunto a prendermi, non già
per condurmi alla patria: alle sue soglie
allocarmi tu vuoi, perché rimanga
dalle offese d’Atene immune Tebe.
Via tu non l’otterrai: questo otterrai:
845che lo spirito mio vendicatore
abiti sempre in quella terra; e tanto
di quelle zolle avranno i figli miei,
quanto basti a morirci. Or, non vedo io,
meglio di te, le vicende di Tebe?
850Meglio assai più, quanto son più veraci
quelli ond’io l’odo: Apollo, e Giove stesso,
padre d’Apollo. La tua bocca subdola
giunge provvista di scaltrezza molta:
eppur, malanno dal tuo dire avrai
855più che salute; ma poiché non posso
rendertene convinto, adesso vattene,
lascia ch’io viva qui, seppure qui
male vivrò, quand’ io ne son contento.
creonte
Dopo tante parole, a me tu credi
860che il tuo contegno arrechi danno, o a te?
edipo
Dolcissimo è per me, se tu, né me,
né questi presso a me giungi a convincere.