Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/202

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1200-1229 EDIPO A COLONO 199

1200E ciò ch’io bramo, i Numi a te concedano,
e a questa terra: ché fra tutti gli uomini
solo fra voi trovata ho la pietà,
e la mitezza, e il non mentire: intendo,
e tal vi dò ricambio di parole:
1205ché quello che posseggo, io lo posseggo
per te, non già per altri. A me la destra
porgi, o Signore, ch’io la stringa e baci,
ed anche il capo tuo, se pur m’è lecito.
Sebben, che dico mai? Voler potrei
1210che il rampollo d’Egèo toccasse un uomo
su cui, qual macchia d’obbrobrio non è?
Non lo consento io, no, non lo consento!
Partecipar tali miserie, gli uomini
debbono sol ch’esperïenza n’ebbero.
1215Tu da lungi ricevi il mio saluto;
e giusta cura nei giorni venturi,
come sin qui l’avesti, abbi di me.
teseo
Anche se piú, per il piacer che avevi
delle figliuole tue, si fosse effuso
1220il tuo discorso, io non avrei stupito,
né se pria delle mie volesti udire
le lor parole, il cuore mio si cruccia.
Non voglio illustre la mia vita rendere
piú di parole che di fatti. Vedilo:
1225di quanto, o vecchio, io t’ho giurato, nulla
io t’ho mentito: le tue figlie, vive
ti reco qui, d’ogni minaccia illese.
E come vinto fu l’agone, a che
far vani vanti? Lo saprai da queste.