Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/21

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18 SOFOCLE 141-164

edipo
E quale mai, che quando il signor vostro
cadea, vi tenne dal chiarir lo scempio?
creonte
A guardar ne inducea l’ambigua Sfinge
il mal presente, e a trascurar l’occulto.
edipo
145Ma dal principio io chiaro lo farò:
poi che meritamente Febo, e tu
meritamente, ti sobbarchi a questa
cura per lui ch’è spento. E a buon diritto
vostro alleato me vedrete, e vindice
150di questa terra, e insiem del Nume: ch’io,
non per lontani amici, anzi per me
stesso questa bruttura sperderò.
Ché certo quei che Laio uccise, a me
la stessa pena infliggere vorrebbe:
155onde, se Laio io vendico, a me giovo.
Figli, a voi, presto, raccogliete quelle
supplici rame, sorgete dall’are:
e il popolo di Cadmo qui si convochi,
ché a tutto io sono pronto! O trionfanti
160o al suol caduti, al Nume obbediremo.
Rientra nella reggia.
sacerdote
Figli, sorgiamo! Il re promesso ha quanto
qui venimmo a cercare. E chi mandò
questi oracoli, Febo, ora ci assista,
ora ci salvi, ed allontani il morbo.