Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/267

Da Wikisource.
264 SOFOCLE




Entra, a passo tardo, esitante e pavido, un soldato. È uno
dei custodi posti a guardia del cadavere di Polinice.


custode
Signore, io non dirò che per la fretta
giungo traendo il fiato a stento, o che
veloce il piede mi rapí: ché a troppe
255pause i pensier m’indussero, e piú volte
mi girai, per rifar la via già fatta.
Ché mi parlava il cuore, e mi diceva:
«Perché, misero, vai dove dovrai,
giunto appena, scontarla? Oh sciagurato,
260e allora non andrai? Ma se Creonte
saprà tutto da un altro, non dovrai
patir la pena tu?» — Rimuginando
questi pensieri, andavo lemme lemme;
e cosí la via breve si fa lunga.
265Vinse il partito di venire, alfine.
Eccomi. E nulla dir ti posso. Eppure
parlerò: ch’ io m’ afferro alla speranza
ch’ io patirò ciò sol che vuole il fato.
creonte
E perché giungi mai cosí sgomento?