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Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/99

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96 SOFOCLE 1369-1401

O grato mi sarà vedere i figli,
1370nati come essi nacquero? Oh!, con queste
mie pupille, non mai! Né la città,
né i valli piú, né i simulacri santi
dei Celesti, dei quali io, sciagurato,
privai me stesso, allor che a tutti imposi
1375che scacciassero l’empio, l’uom che impuro
dissero i Numi, e sangue era di Laio.
Ed io che tanta macchia in me scopersi,
levar potrei sui cittadini il viso?
Oh! non mai! Se potessi anzi far siepe
1380ai fonti dell’udito, io non starei
che non sbarrassi il misero mio corpo,
e cieco fossi, e nulla udissi. Dolce
esser privo dei sensi è nei tormenti!
Oh Citerone, a che m’offristi asilo,
1385súbita morte perché non mi desti,
che non paresse mai donde ero io nato?
Oh Pòlibo, oh Corinto, e voi, paterne
case, d’antica fama, oh, qual parvenza
bella, e dentro ulcerosa, in me nutriste!
1390Ch’or son malvagio e figlio di malvagi.
Oh tre sentieri, oh segreta convalle,
querceto e angusto tramite del trivio,
che il sangue mio, ch’io versai dalle membra
di mio padre, beveste, rammentatevi
1395di me, che scempi presso voi compiei,
che scempi quando fui qui poscia giunto!
Oh nozze, oh nozze, a me deste la vita,
e fecondaste poi lo stesso seme,
onde alla luce insiem padri e fratelli
1400vennero, e figli, incestuosa stirpe,
e figlie e mogli e madri, e quanti orrori