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202 SOFOCLE


E, finalmente, pare si debba attribuire a un dramma satiresco d’Eschilo la scenetta a cui allude Plutarco. Un satiro, vedendo il fuoco la prima volta, nella sua lascivia si lanciava per baciarlo. Onde Prometeo lo ammoniva:

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Bada, ti brucerai, becco, la barba!

Passiamo a Sofocle, e al suo Convegno degli Achei. Prima che i Greci, mossi a vendicare il ratto d’Elena, sbarcassero nella Troade, Agamennone aveva dato un banchetto senza invitare Achille. Di qui le furie dell’eroe, che nel dramma satiresco avranno certo dato origine a scene burlesche ed a commenti dei satiri. Ne rimane un frammento, da cui si ricava che si ammanniva sulla scena un pranzetto:

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Qui, portate, impastate, riempite
una tazza capace. È come un bove,
l’amico, qui. Non mangia? Non lavora.

Altri versi appartenevano certo ad Ulisse. Rimproverava Achille, dicendogli che la vera causa del suo sdegno contro Agamennone non era già il mancato invito, ma la paura di affrontare Ettore:

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Appena viste le mura troiane
tremi di già.

E poi: