Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/23

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corifea
Il mio vantaggio, il tuo vantaggio, o figlia,
venni a cercar; ma, s’io non dico bene,
trionfi il tuo parer: noi t’obbediamo.
elettra
Io mi vergogno, se vi sembra, amiche,
pei molti lai, ch’io nel dolor trasmodi;
ma son costretta a forza; e perdonatemi.
E come, infatti, una bennata donna,
vedendo i mali del paterno eccidio,
non farebbe cosí? Ché giorno e notte
hanno rigoglio i mali, e non si struggono.
E, prima, quella che mi die’ la vita,
mia madre, è la nemica a me piú fiera.
Nella mia casa, poi, debbo convivere
con gli assassini di mio padre, e gli ordini
ricevere da loro, aver da loro
e consensi e rifiuti. E quali giorni
pensi infine ch’io viva, allor ch’io veggo
seder sul trono di mio padre Egisto,
la sua veste indossar, sopra gli altari