Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/110

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passate piú inanzi, ché non farete cosa buona: tutta la fatica sará perduta. Ella non vi cura, me ne son ben io accorta. — Dice di qua, dice di lá, e v’aggiunge sempre infinite cose di piú, e non risguarda né sa quanto nel principio si convenga ad amore, onde è poi causa di non lasciare che l’amor segua molto inanzi. Perché l’amante mai non sa a pieno il vero; e, alle volte che l’amore sará in tutto fuor di speranza, per fare il fatto loro, queste ree femine vi diranno tutto l’opposito.

Baffa. Non lodando il fare l’ufficio da se stessi, né meno le messaggiere, a quel ch’io veggio sono da usare le lettere. Ma sará pur necessario eh’alcuna le porti!

Domenichi. Né questo anco voglio che sia il primo massaggierò.

Baffa. Quale dunque?

Domenichi. Voglio ch’uno amante scuopra all’altro prima il suo amor con gli occhi, perché queste hanno ad essere e sono le prime scorte ed i primi messaggieri in amore, imperoché quello vien per gli occhi e penetra per quelli. Poscia, con gli atti e con la servitú, le faccia conoscere l’amor suo, conciosiaché la servitú e continuazione, e l’aver posto ogni suo diletto nella cosa amata accende quella a poco a poco dell’amor suo. E cosí, ogni volta che se n’è accesa, è fatta aveduta, ed essendone aveduta, l’è palese l’amor suo. Gli occhi poi sono quelli che, si come giudici in amore, incontrandosi con quei dell’amata, passano al cuore. Onde, non solamente uno vede l’amore e la passion dell’altro, ma chiaramente leggono i pensier suoi. Ed in vero, quei che l’hanno provato possono far certa fede che gli sguardi degli amanti, mentre che in un medesimo tempo l’un guarda l’altro, hanno molto piú forza di palesare i segreti del cuore, ch’apena le parole istesse non hanno; la qual cosa da un non so che divino, che tra tutte le parti corporee dell’uomo negli occhi è riposto, procede.

Baffa. A che modo si potrá conoscere se ama?

Domenichi. Ve lo dico pur tuttavia: che Amore, vero interprete dei cuori degli amanti, invisibili, dimorando nell’uno e nell’altro, denota la conformitá delle voglie comuni.