Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/111

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Baffa. Se cosí è, e che non s’abbia da passare piú inanzi, mai non si verrebbe a fine di possedere quella bellezza, salvo che con gli occhi; ma a volersi unire insieme?

Domenichi. Tutto che la vera bellezza non si posseda coi corpi, ma piú tosto si macchi; nondimeno, per dirvelo, oltra che anco da se stessi posson trovar vie, e con cenni e con altre cose, di riferirsi le voglie loro, laudo che, fattale alquanto di servitú, tanto che ambidue se ne chiamino sodisfatti e siano infiammati, che con qualche lettera diano ordine a’ fatti suoi e facciano palesi in iscritti i loro desidèri. E, oltra che nel proprio obietto l’uno legga i pensieri dell’altro, veggendo e leggendo quelle parole vergate con caldi sospiri, e con quel domandare grata mercede, se piú riscaldar si puote, abbia d’accendersi, trovisi anco altro mezzo piú segreto e forse piú nuovo, ma senza dubbio piú securo, da scoprire i suoi segreti all’amata. Come non è molto che s’è veduto chi ha dato a leggere altrui una lettera intiera nella luna, lontano l’uno dall’altro. Scrive questo a certo suo amico, per cosa verissima, messer Annibaie Caro, onor dei nostri tempi.

Baffa. Ho letto questa lettera, e l’ho inanzi agli occhi.

Domenichi. Lodo anco che l’amante, volendo scoprire l’amore all’amata, se si ritrova alla sua presenza, con finto nome sé e lei nominando sotto velame, dichiari la qualitá dell’amor suo, accioché la renda piú aveduta, o con simile arte, come accortamente fe’ il Zima. Né tanto questa arte è buona per Scoprire l’amore, ma anco per rendere piú saggi ed aveduti gli amanti.

Baffa. Ma circa il mandar lettere, se non sapesse poi leggere né scrivere, come si doverebbe governare?

Domenichi. Quando ella non avesse lettere, benché io v’abbia scoperto mille vie, allora, se non si può usare altro mezzo, per via di messaggiere diano quegli ordini ch’a loro paiono migliori; ma prima diligentemente avertiscano chi questi tali siano, a cui simil imprese commettono. E prima facciano che gli occhi ed i loro medesimi atti e movimenti siano quelli che l’uno all’altro significhino le sue voglie.